La Pubblica amministrazione ha bisogno di un vero cambiamento. Non dell’ennesima riforma di facciata, ma di una riorganizzazione profonda che punti all’eccellenza e faccia del settore pubblico il presupposto dello sviluppo economico e sociale del Paese. Un paese avanzato ha bisogno di coesione sociale, di sicurezza, di salute, di prevenzione, di assistenza. In una parola di servizi pubblici innovativi, veloci, sostenibili.
La richiesta che proviene dalla società è quella di semplificare la Pa, renderla meno costosa e più efficiente. Non si tratta di negare l’insoddisfazione degli utenti dei servizi, che è anche quella degli operatori che ci lavorano, ma di capire come questa insoddisfazione si possa trasformare in un piano di misure utili. La percezione diffusa oggi è quella di una presenza massiccia della sfera pubblica in termini di spesa, e quindi di tasse, che però non si traduce in un ritorno in termini di servizi.
La politica, dal canto suo, tende a presentare sé stessa come estranea rispetto al problema.
Eppure è la politica che emana le leggi, che nomina i vertici delle amministrazioni, che fissa gli obiettivi da raggiungere. La stessa politica che sfugge alla valutazione dei risultati. A prevalere sono gli annunci, ovvero un approccio semplicistico, mediatico e attento prevalentemente agli effetti di brevissimo periodo, che in questi anni ha lasciato più norme e meno risorse. Quello che invece manca è una visione complessiva della pubblica amministrazione italiana, una riflessione sulle sue funzioni e sui suoi compiti.
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