Com’è ormai noto a tutti il 30 novembre scorso si è concluso l’accordo propedeutico all’avvio dei negoziati per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Sottolineo la parola avvio visto che qualcuno fa demagogia pure sull’ovvio, ma d’altronde si sa che meno si ha da riflettere (e da dare in termini di contributi concreti) più si parla.
L’accordo sottoscritto, infatti, consente di stabilire le linee guida sulla scorta delle quali verrà dato l’atto di indirizzo da parte del Governo all’ARAN per la trattativa vera e propria.
Si tratta quindi di un passaggio fondamentale senza il quale si sarebbe potuto nemmeno parlare di contratto. Un atto che al di là dei contenuti economici affronta questioni di rilevanza fondamentale, che rappresentano una inversione di tendenza importantissima rispetto agli ultimi otto anni.
Tutti i lavoratori pubblici, che non sono certo degli sprovveduti, hanno ben chiari i danni che la riforma brunetta ha fatto finora e soprattutto sono ben consapevoli dell’esistenza di quel famigerato art. 19 del d.lgs. 150/2009 che stabiliva delle fasce di merito fissate ex lege (25-50-25%).
Le OO.SS. firmatarie, sin dalla presentazione della propria piattaforma, hanno con forza sempre chiesto di rivedere l'attuale modello che la legge prevalere sulla contrattazione, che tanti guasti ha portato in tutto il settore pubblico; ebbene questo accordo getta le premesse per rivoluzionare l’attuale sistema, laddove si dice che “ il Governo si impegna alla definizione di un intervento legislativo volto a promuovere il riequilibrio, a favore della contrattazione, del rapporto tra le fonti che disciplinano il rapporto di lavoro…”. Riequilibrare gli ambiti di competenza privilegiando la fonte contrattuale significa poter finalmente riconoscere che il “luogo naturale” per disciplinare gli aspetti del rapporto di lavoro è il contratto quale incontro di volontà tra parti che hanno la stessa dignità.
In tal senso anche l’impegno di ampliare gli ambiti della partecipazione sindacale va nella direzione suddetta perché ridà ai lavoratori, attraverso le OO.SS., voce in capitolo.
Quanto all’aspetto economico, ricordo che la base di partenza messa sul piatto dal Governo era di 20 euro lordi medi.
E che dire del punto circa la ripresa del confronto su malattia congedi e permessi nel pubblico impiego? Finalmente si potrà intervenire sull’odiosa “tassa sulla malattia” e sulle fasce di reperibilità così penalizzanti per il pubblico dipendente.
Questo accordo, infine, stabilisce la ripresa della contrattazione di secondo livello liberata dai vincoli attualmente esistenti e la defiscalizzazione del salario accessorio così come già accade nel lavoro privato.
In buona sostanza basta leggere quanto scritto per percepire immediatamente la portata controtendenza di quanto sottoscritto l’altro ieri da CGIL CISL e UIL.
E’ vero: non è finita, anzi è appena cominciata e questo solo grazie a chi ha firmato quell’accordo.
Gli altri strepitino pure, che con le urla non si cambiano le leggi.
Il Segretario Generale UILPA di Vicenza
Alessandro Sabino