La crisi economica sta incidendo in modo radicale sullo spazio dell'intervento pubblico. Il nostro Paese, come altri in situazione di crisi, ha adottato negli ultimi anni politiche di austerity tutte volte a delimitarne il ruolo in funzione di una forte riduzione della spesa pubblica attraverso tagli lineari. Questo ha inciso notevolmente sia sulla garanzia dei servizi ai cittadini sia sulle condizioni di lavoro del personale impegnato negli stessi.
Queste politiche inevitabilmente hanno aggravato una crisi delle Istituzioni che, a livello territoriale, non riescono a rispondere ai bisogni sempre più complessi dei cittadini.
Una crisi istituzionale che mette in discussione i modelli di autonomia e favorisce un progressivo e pericoloso accentramento, affidato peraltro quasi esclusivamente al controllo finanziario attraverso la riduzione della spesa, invece di premiare il comportamento autonomo e responsabile, accentua l'ingessatura dei meccanismi burocratici e pretende di governare il pluralismo sociale ed economico del paese con norme imposte dall'alto.
Chi risente di più di questi tagli è il sistema delle autonomie locali nel quale aumentano ormai in modo preoccupante i casi di crisi dei Comuni e la paralisi delle Province nell'erogazione dei servizi di propria competenza.
Qualsiasi processo di riordino istituzionale, seppur necessario, rischia di essere fallimentare se costruito in un'ottica di ulteriore riduzione delle risorse a disposizione.