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In data 17 gennaio si è svolta un'assemblea fortemente partecipata dei lavoratori della Direzione Provinciale di Verona, indetta dalla scrivente organizzazione sindacale, in occasione della quale sono emerse numerose criticità del contesto lavorativo, legate alle modalità di raggiungimento degli obiettivi istituzionali, alla responsabilità del procedimento amministrativo e ai controlli dell'Ufficio Audit interno.
In particolare, soprattutto per effetto della non conoscenza, da parte di sindacato e lavoratori, dei criteri in base ai quali vengono assegnati gli obiettivi, la affannosa e mal gestita “rincorsa” ai risultati genera errori, poi severamente perseguiti esclusivamente in capo al personale non dirigente.
E' singolare come sia stata promossa la conoscenza del regolamento disciplinare, e non quella della responsabilità relativa alle varie fasi del procedimento, in modo da distinguere chiaramente quella del funzionario, del Capo Team e dei diversi dirigenti. Sembra che vi sia una riserva di interpretazione della responsabilità al momento e, caso per caso.
Ravvisata, in via generale, la necessità dei controlli, in quanto la gestione pubblica non può essere sottratta a verifiche, nonché della valutazione del risultato complessivo dell’azione della P.A., che deve essere incardinata in un sistema nel quale i controlli di regolarità amministrativa e contabile costituiscano fattori di garanzia per il cittadino;
si ritiene tuttavia che l’attività di controllo non debba rivestire il carattere di inquisizione, con preminente intento punitivo e autoreferenzialità, né costituire un appesantimento, piuttosto che un ausilio in itinere, dei vari procedimenti, come avviene ormai da tempo in Codesta Amministrazione su tutto il territorio nazionale e nel Veneto in particolare. Come già segnalato dalla segreteria nazionale, tutta l'attività viene gestita - e alla stessa idea vengono improntate tutte le disposizioni organizzative, verbali e scritte - secondo il principio che il fine giustifica i mezzi, ovvero che qualunque mezzo va utilizzato per raggiungere gli obiettivi.
Tra le menzionate disposizioni (giusto per portare degli esempi), vi è quella già comunicata alla S.V., relativa ai criteri di proficuità comparata, che genera disparità di trattamento tra i cittadini, qualora gli stessi (come avvenuto in molte province) siano variati in corso d'anno, e quella di emettere atti senza il riconoscimento di tutte le garanzie previste dallo Statuto del contribuente. Qualunque mezzo per raggiungere l'obiettivo, appunto.
L'archiviazione di elementi sotto la soglia di proficuità infatti, è avvenuta spesso non per effetto di selezione effettuata a monte, ma di istruttoria completata, con invito, contraddittori ed esame di documentazione.
Cosa accadrebbe in relazione ai criteri stabiliti per la M.I.A. e per l'intervallo 95%-105% previsto per il numero di accertamenti da emettere, se tutti gli elementi lavorati venissero conteggiati? (come sarebbe giusto ai fini della corretta valutazione dei risultati).
Probabilmente la mediana della M.I.A. scenderebbe di molto, il numero di accertamenti sarebbe superiore al 105% e.... l'obiettivo non raggiunto.
E mentre si tace su tutto questo, fioccano controlli su presenze (richiesta ai verificatori di verbale controfirmato dal dirigente), certificazioni, accessi in Anagrafe Tributaria dei dipendenti, come se a fondare il rapporto di lavoro non fosse la fiducia ma il sospetto, con profusione di energie sovente sproporzionata rispetto alle presunte mancanze.
Non si sa come vengano controllati i “controllori”, quali siano le garanzie per gli “indagati”e a quale punto della procedura gli interessati vengano informati dell’indagine in corso, nonché come venga gestita la massa di denunce anonime e il peso alle stesse attribuito.
E' percezione diffusa che controlli operati in tal guisa, possano avere come unico effetto la paura (che in alcuni casi peraltro, può anche costituire un sintomo di "costrittività organizzativa) che non alimenta nulla di buono per una collettività, se non il potere assoluto di chi dovrebbe governare quella stessa comunità.
Tutto ciò premesso, rilevato che spesso non si è saputo distinguere le "cose piccole" dalle grandi, che i dipendenti sono sottoposti ad attacchi continui, non solo e non tanto dall'esterno, ma soprattutto dall'interno e che si trovano a doversi difendere dalla loro stessa Amministrazione;
la scrivente O.S., fino a quando non siano stabilite procedure chiare e inderogabili, il rispetto delle quali possa porre il dipendente al riparo da qualunque "inquisizione" dell'Audit e/o contestazione disciplinare, sulla base di quanto votato all'unanimità dai lavoratori riuniti in assemblea, esprime ferma protesta, consistente: - nel non effettuare più in A.T. accessi a soggetti collegati (e strumentali) all'elemento assegnato o al contribuente servito, qualora degli stessi non vi sia traccia esterna, agevolmente reperibile dagli organi di controllo senza sottoporre il dipendente a logoranti e pervasive inchieste; per tali accessi verrà richiesta, volta per volta, esplicitandone le ragioni, autorizzazione scritta al dirigente di riferimento.
- nell’attenersi scrupolosamente alle disposizioni e note operative scritte, dalle quali i funzionari non si discosteranno più sulla base di indicazioni verbali dei dirigenti, con le stesse in contrasto.
Verona, 21/01/2014
                                                                                                 IL COORDINATORE REGIONALE
                                                                                                   UIL PA – Agenzia delle Entrate
                                                                                                                 Aurelio Cau

 

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