Roma 19 luglio 2013
NON CI STIAMO!
Per avanzare una proposta seria di riorganizzazione di un Ente complesso come il “nuovo” INAIL bisogna conoscerlo, averne “respirato” a lungo le essenze emanate dai territori dove ogni giorno si fanno i conti con la cruda realtà per comprendere realmente e fino in fondo, quale è la mission del “nuovo” Istituto e l’importanza della nostra presenza per le famiglie dei lavoratori infortunati!
In un Ente con le finalità sociali dell’INAIL, la riorganizzazione non deve presupporre solo una fredda logica “ragionieristica” fatta di numeri, ma deve saper riconoscere e valorizzare la sua “anima nobile”, deve essere capace di cogliere la realtà, di darle profondità e di proiettarla verso un futuro nel quale sia riconoscibile, con chiarezza, l’ENTE deputato a dare sostanza all’idea del Polo Salute e Sicurezza.
Solo operando in questo modo potremmo avere la ragionevole speranza di assicurare un futuro al welfare nel nostro Paese e ai nostri posti di lavoro.
Dovremmo aprirci al nuovo con coraggio, saper cogliere e valorizzare le opportunità che attualmente le leggi ci offrono, l’Ente dovrebbe diventare un laboratorio permanente, nel quale dare spazio al confronto delle idee, alimentando e facendo maturare un nuovo senso di appartenenza, una nuova cultura sulla nostra mission e sul modo come meglio interpretarla. Solo così potremmo pensare di fare dell’INAIL un nuovo grande Ente!
A volte si presentano delle opportunità per fare grandi cose e chi le coglie viene ricordato con stima, rispetto e gratitudine!
In INAIL abbiamo avuto diversi Uomini lungimiranti, capaci di vision e che hanno procurato e/o colto opportunità e che vengono ricordati, anche a distanza di anni, in modo molto positivo in quanto hanno saputo fare le scelte giuste per consegnarci l’INAIL di oggi.
Oggi si presenta una di quelle opportunità, che in gran parte abbiamo “ereditato” e sarebbe un gran peccato, per tutti, se venisse sciupata!
Purtroppo, nel documento sul “nuovo” modello organizzativo non si fa mai cenno al Polo Salute e Sicurezza, non emergono, neanche in modo confuso, collegamenti funzionali e sinergici tra il “mondo” Sanitario, quello della Ricerca e quello dei Professionisti, ma sembrano essere disegnati in modo scientificamente scollegati tra loro con buona pace di ogni più pallida idea di integrazione!
Basterebbero queste sole costatazioni per definire la proposta di Modello Organizzativo arretrata, rivolta al passato, priva di prospettive, incapace di proporre sfide e quindi di trasmettere patos emotivo quale condizione vitale per far muovere le cose.
Si tratta di una proposta inadeguata, vissuta come un fastidioso adempimento e non come opportunità!
D’altro canto una proposta organizzativa capace di disegnare il “nuovo Ente” non può essere il frutto di una elaborazione fatta all’interno di un mondo artificiale quale è il “laboratorio” sito a P.le Giulio Pastore in Roma dove, tra l’altro, sembrano prevalere più le logiche personali e particolari che quelle di interesse generale.
Una proposta adeguata ai tempi e capace di sfidare il futuro avrebbe dovuto “raccogliere e sistematizzare” tutte le esigenze e i contributi dei diversi Territori e delle Strutture Centrali, coinvolgendo e chiedendo ai Direttori Regionali e Centrali un contributo vero, non di facciata, in ragione del fatto che, vivendo e governando le loro realtà, ne sono i veri conoscitori (questo è il processo che avrebbe dovuto attivare la DCPOC per presentare una Una proposta che, per la Direzione Generale, avrebbe dovuto presupporre:
un ripensamento radicale del Suo ruolo, capace di restituirle quella funzione, ormai persa, di “programmazione, indirizzo e controllo” delle vecchie e nuove attività;
un diverso modo di aggregare le funzioni in capo alla responsabilità dirigenziale per restituire alla dirigenza centrale, in un ottica di decentramento funzionale, l’autonomia conferita dalle norme e nello stesso tempo determinare un rapporto più equilibrato (addetti/dirigenti) tra le diverse strutture INAIL e ricalibrare in modo più giusto, nella stessa Direzione Generale, i carichi di lavoro dei diversi Uffici (eliminando le rendite di posizione!);
una valorizzazione maggiore della funzione di ricerca, sia organizzandola in modo unitario, che mettendola in chiara e trasparente correlazione con le strutture professionali e sanitarie, riducendo il rischio di conflitto e/o confusione ed esaltando invece gli effetti delle sinergie;
un rafforzamento della capacità di relazione con le Istituzioni nazionali e internazionali;
il mantenimento ed il potenziamento del Servizio Formazione e dell’Ufficio Rapporti Assicurativi Extranazionali.
A nostro avviso e senza presunzione, la proposta avrebbe dovuto prendere spunto da questa impostazione, per ridurre al minimo l’inaccettabile massacro delle strutture territoriali!
Quanto è credibile una proposta che disegna un Ente con una enorme struttura centrale che, rispetto al totale delle risorse Umane, assorbe oltre il 48% dei Dirigenti Generali e il 32% dei Dirigenti e solo l’11% del restante Personale, tecnici compresi?
Chi ha elaborato la proposta pensa veramente che questo sia il modo migliore per sprigionare energie, liberare risorse, ridare spinta e riaccreditare, e si che ce ne è bisogno, l’immagine e la considerazione di tale struttura sul territorio?
Ma deve essere chi rappresenta i lavoratori a scrivere che da anni ormai la Direzione Generale viene vissuta dal territorio (a torto o a ragione) sempre meno come struttura di riferimento, e sempre più come un luogo dove allocare numerose e comode posizioni dirigenziali?
Ma è giusto che questo giudizio negativo colpisca indifferentemente tutti e soprattutto che colpisca quell’11% di lavoratori che in Direzione Generale lavorano al limite del sopportabile?
Siamo sicuri, anche alla luce dei contenuti del rapporto annuale 2012, così positivamente accolto e considerato dal Governo, che è di questa Direzione Generale che l’INAIL ha bisogno? Ma quale altra occasione si aspetta per cambiare?
In buonafede abbiamo dato fiducia alle dichiarazioni fatte dai Vertici, quando nel primo incontro politico, avvenuto il 26 giugno, dichiararono che la proposta era aperta nel recepire i contributi provenienti del tavolo sindacale. Oggi debbiamo ammettere: abbiamo sbagliato!
A giudizio della UILPA e della UILRUA, il tavolo tecnico ha rappresentato una inutile perdita di tempo nel quale è andata in scena una farsa! Per la verità non c’era da aspettarsi molto di più nel momento in cui, uno dei massimi esponenti della delegazione tecnica affermava, ai margini degli incontri e tra il serio e il faceto, ma in realtà con molta arroganza, che “non si sarebbe cambiato un ….. bel nulla”.
Hanno anche cercato di banalizzare i nostri sforzi finalizzati a trovare le migliori soluzioni per la ricerca, o peggio, di interpretarli come se fossero stati formulati a vantaggio di qualcuno e non nell’interesse generale.
Probabilmente avremmo dovuto “capire prima” che gli interlocutori di turno erano abituati a ragionare così!
Questa seconda ed ultima riunione politica purtroppo ha confermato la profezia espressa dal citato massimo esponente e noi, nel denunciare questa palese “presa in giro”, diciamo un deluso, semplice, sereno, ma determinatissimo: NON CI STIAMO!
Se ci fosse spazio per una ultima domanda, ma soprattutto se qualcuno volesse rispondere, chiederemmo ancora: ma, in una scala di valori che va da 1 a 100, nella frase che segue: “ il declassamento delle Direzioni Regionali e delle sedi di tipo A non determinano una riduzione delle prestazioni erogate!” quanto futuro c’è?
Questa è la frase pronunciata ripetutamente e con convinzione da alcuni dei più alti vertici dell’Amministrazione ………. meditare …….
A nostro avviso la risposta sarebbe: futuro = a zero! E non crediamo ci sia bisogno di spiegare il perché! A meno di richieste formali ….. che verrebbero naturalmente esaudite!
Prepariamoci a “gestire” il CAOS al quale, con molta probabilità, si risponderà con la paralisi organizzativa o, con i tempi…………………..delle lumache!
UILPA Inail UILRUA
Augusto Delle Monache Alberto Civica